Ma quando arriva l'età adulta?

Ma quando arriva l'età adulta?

In realtà non c'è un limite preciso

In passato i vari passaggi di crescita potevano essere determinati da alcuni eventi più o meno precisi.

Per i ragazzi ad esempio il passaggio all’età adulta era segnato dal termine del servizio militare, degli studi superiori o universitari e con l’inizio dell’attività lavorativa. Mentre per le ragazze lo spartiacque era la conclusione degli studi, l’entrata nel mondo del lavoro o l’inizio della vita matrimoniale.

Oggi le cose sono abbastanza diverse e soprattutto molto soggettive. Ci sono giovani che hanno obiettivi ben precisi, sanno dove vogliono arrivare, cercano di superare le varie problematiche per raggiungere ciò che si sono prefissati.

Altri invece un po’ per immaturità, un po’ per difficoltà oggettive, non riescono ad impegnarsi. Passano da un corso universitario all’altro; non riescono a terminare gli studi superiori; ambiscono a lavori remunerativi con il minimo sforzo oppure non cercano nemmeno un’occupazione; sono svogliati anche in casa nello sbrigare semplici incombenze. Sicuri che tanto ci sono i genitori che provvedono a tutto e per tutto.

Concedere troppo, assecondare qualsiasi richiesta non porta alla maturità. In famiglia è necessario collaborare. Ognuno porta ciò che è e ciò che sa fare. E magari fare anche insieme stimola la complicità.

Un famoso libro di Bertold Ulsamer recita: <<Senza radici non si vola. La famiglia è il terreno in cui siamo radicati. Fino a quando non riconosceremo queste radici, le ali che ci stanno spuntando resteranno deboli.>>   

Certo, la famiglia è importante, i genitori cercano di aiutare i ragazzi in qualunque modo. Tuttavia è necessario che i figli si rendano conto dell’impegno dei genitori. Devono imparare a far fronte a doveri e responsabilità. Ad essere rispettosi. A porsi degli obiettivi e a fare il possibile per raggiungerli.

Studiare o lavorare? Lavorare come dipendente, in proprio o nell’azienda di famiglia? Mettere i figli davanti a un bivio. Ricordando che anche gli insuccessi o le scelte sbagliate possono diventare stimoli.

Per poter crescere occorre coltivare il dialogo, il confronto positivo e costruttivo. 

La Dottoressa Psicologa Gianna Schelotto dice: <<La crisi economica è un buon alibi per rimandare il distacco dai figli. Ma lasciarli andare è un atto d’amore.>>

[Fonte testo: Massimiliano Briganti, educatore professionale]

[Fonte immagine: http://familiaycabo.com ]

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