Quando si parla di affido?
L'aiuto per una famiglia in difficoltà
La famiglia è come un “organismo vivente”, la cui vita è scandita da diverse tappe che chiaramente coinvolgono le persone. Matrimoni, nascite, malattie, separazioni, lutti. Tutti questi eventi sono capaci di provocare profonde crisi, andando a modificare gli equilibri. Ecco che i componenti del nucleo familiare sono chiamati a rivedere e a riorganizzare le relazioni interne.
Ma possono esserci anche problemi di natura economica: perdita del lavoro, scarse risorse.
Laddove i membri adulti della famiglia non siano in grado di recuperare gli equilibri, o di riassestare le entrate economiche e di conseguenza avere difficoltà nel prendersi cura dei figli, è necessario prima di tutto pensare alla loro tutela.
L’affido consente di integrare il minorenne in un nucleo familiare diverso da quello naturale per un certo periodo di tempo (fino a un massimo di 24 mesi). Questa pratica, disciplinata dalla legge, ha un duplice obiettivo: 1) permettere ai minorenni di essere salvaguardati; 2) permettere alla famiglia naturale di affrontare e superare le difficoltà.
Ovviamente deve essere creato un percorso adatto alla situazione. Occorre un accompagnamento, una supervisione e un monitoraggio continuo. Gli enti che gestiscono l’intervento sono i Servizi Sociali Territoriali, un gruppo di psicologi e il Centro Affidi.
I protagonisti dell’affido sono: la famiglia naturale; i minorenni; la famiglia affidataria.
La normativa che disciplina l’affido familiare: Legge 184/1983 e aggiornamenti 149/2001; 173/2015.
[Fonte testo: http://www.anfaa.it/ http://www.aibi.it/ ]
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